venerdì 11 novembre 2011

11/11/11 data fatidica

Pare che a questo giorno molti abbiano attribuito poteri particolari. In numerologia il numero 11 e' un numero maestro, il primo e il migliore, certamente quello che la facolta' di amplificare qualsiasi cosa. Non posso che essere d'accordo: dagli incontri fortuiti della giornata alla quotidianita' tutto ha rispecchiato questo principio. Stamattina, mentre portavo mia figlia all'asilo, un uomo bestemmiava sulla strada e quando mi sono voltata a guardarlo ha alzato la voce e cominciato a inveire contro di me. In metro per andare in ufficio, invece, ho piacevolmente scambiato pareri con una ragazza che mi ha chiesto informazioni e consigli riguardo al mio lettore e-book. Anche in serata, sia il gioco con mia figlia che i dibattiti quotidiani sono stati piu' concentrati... Ma Domani e' un altro giorno, come diceva Rossella O'Hara...

martedì 8 novembre 2011

Notte e sogni mancati

Nottata in bianco, tra tv e computer. Con tanto da voler fare che si è accumulato da non poter essere smaltito in poche ore, anche se tranquille.
Vedo un telefilm che seguo - l'unico, quando ci riesco - poi faccio qualche ricerca in rete: canzoncine per bambini, salvo i dati su hd esterno, una spulciatina a Facebook, ma molto di corsa, sistemo qualche foto poi finalmente apro blogger ed è già quasi l'ora che suoni la sveglia.
Considerato che sono in piedi dall'una e mezza...

venerdì 28 ottobre 2011

Libri e Halloween

Scaffali di libri e convivenza serena (bambini e animali…)

E prosegue ancora la solfa sugli scaffali…
Chiedo scusa, ma quando i ricordi prendono la mano è impossibile fermarne la marea.
Gatto e gattonamento le parole chiave. Ho già detto quanto siano state utili le ante traslucide applicate alla libreria Billy nella prima fase di esplorazione del mondo di mia figlia, ma prima ancora un’altra esperienza mi aveva fatto optare per l’acquisto di una libreria chiusa.
Diversi anni fa – sembrano così tanti, quando la vita ha avuto una svolta! – vivevo da sola con i miei due coccolosi gatti e gli onnipresenti libri. L’appartamento che ci ospitava era piccolino e lo spazio per i libri quasi inventato! In quel periodo la mia creatività si era fusa con la passione per la falegnameria e ne erano usciti oggetti davvero caratteristici: 
La prima piccola libreria si trovava all’ingresso, parassitando il retro di un mobile rivolto verso l’angolo cottura. Era stata ricavata da due cassetti di legno di una struttura sottoletto. Con piccole aggiunte di ripiani, carta da regalo, bordini per cornici e vetro tagliato a misura era uno splendido mobile da ingresso, con attaccapanni incorporato di fianco. 


Poteva ospitare soltanto libri tascabili che in quel periodo leggevo con foga e continuità, riempiendo le fredde serate invernali passate sotto le coperte.
Poi, non essendo più sufficiente, la scelta è caduta su un semplicissimo scaffale da cantina IKEA (mi ripeto? All’epoca le finanze languivano…) corredato da tendina a soffietto che fungeva da testata del letto. In questo modo non dovevo neanche alzarmi per prendere un libro…
I problemi sono arrivati quando il mio tigrato gattino curioso cominciava ad arrampicarcisi sopra. In un primo tempo è stato risolto spostando tutto il contenuto più avanti verso il bordo, ma poi la sua abilità e il suo divertimento avevano dato vita a un nuovo gioco. Consisteva nell’arpionare con l’unghietta ricurva il dorso di un libro e scaraventarlo giù, sopra la mia testa…
A quel punto la decisione è stata semplice: in vista di un cambio casa, rinnovo totale del mobilio del soggiorno con incorporata libreria CHIUSA da ante.

mercoledì 26 ottobre 2011

Gli scaffali dei libri

Prosegue la storia della passione per i libri.
Ogni entrata in libreria portava – e porta ancora – a casa dai tre ai sei volumi, oltre all’adesione ad un club del libro (ne ho cambiati tre) e agli acquisti spiccioli in edicola e al supermercato. Il risultato è che i ripiani della prima libreria risultavano essere ridicoli in quanto a capienza già a nove anni, quando i miei hanno fatto fare su misura la seconda grande libreria a parete, che nel tempo si è arricchita di ulteriori mensole e aggiunte in altezza (ovviamente dopo aver già riempito i precedenti di due ordini di file più altri volumi sopra di traverso) fino a flettere e inarcare irrimediabilmente i ripiani di legno sotto il peso della cultura… Quindi la terza libreria è una scaffalatura metallica.
A seguire ho abitato altre case dove altre librerie si sono aggiunte a quelle in casa dei miei, rimaste comunque tutte occupate. Scatoloni di libri hanno trovato varie collocazioni in mansarde e sotto i letti di camere non utilizzate, altri sono andati in regalo ad una biblioteca comunale.
Al momento la libreria nella casa dove abito occupa un corridoio della lunghezza di due stanze. È la classica Billy di IKEA, che non toglie spazio, si può accrescere in altezza e aggiungere in larghezza e monta delle fantastiche ante a scelta. Le mie sono in vetro serigrafato, proteggono un po’ dalla polvere e sono state davvero preziose contro le manine curiose di una bimba in fase di gattonamento.
Poco tempo fa ho dato una risistemata. Nel senso che ho tolto solo i libri già letti. In pratica è rimasta uguale, ci sono ancora le doppie file – eh sì riesco a farle anche in una profondità di 28 centimetri! – e le aggiunte ‘a cappello’, ma almeno è ben divisa in settori per argomento. La spiegazione al mancato vuoto che avrebbe dovuto crearsi è che ultimamente leggo soprattutto e-book, la scelta – a questo punto obbligata… – per la gestione dello spazio e del tempo di lettura ridotto al viaggio sui mezzi pubblici. I pochi volumi su carta vengono letti a piccole rate in pausa-bagno (è terribile ma è così, quanti di voi non ci si riconoscono? Almeno per la Settimana enigmistica, no?), nelle sveglie troppo anticipate delle prime ore del mattino o nelle rarissime serate in cui mia figlia si addormenta molto presto.
Ho spostato gli ‘usati’ sull’ultimo ripiano del mobile del soggiorno, dove hanno spodestato i bei volumi rilegati dell’enciclopedia della scienza, in volumi suddivisi per argomento (ancora da leggere) e i libri della Newton su Roma (idem), relegandoli in seconda fila. Volendo potrebbe entrarcene una terza…

martedì 25 ottobre 2011

carlApe da lettura, i primi ricordi

Avevo iniziato a scrivere il primo post delle recensioni e pensavo di spiegare brevemente come fosse nata la mia passione per la lettura. Prima di accorgermene ero già arrivata a due pagine, divagando da ricordi di bambina a librerie sovraccariche, sparse per varie abitazioni…
Così ho suddiviso ulteriormente gli argomenti ed eccomi a illustrare la storia… :
carlApe nasce con i libri, con la lettura di ogni pezzetto di carta stampata, che fosse libro, giornale o fumetto.
Qualche episodio per spiegare.
Ero bambina, camminavo per strada con la mano in quella di mia madre. Ad un tratto mi sono fermata e non volevo assolutamente proseguire: sul marciapiede una pagina di Topolino non mi consentiva di muovermi finché non l’avessi letta tutta! Inutili i tentativi di mia madre per schiodarmi da lì. Fu allora che comprese quanto i libri avrebbero pesato nella nostra casa e sulla libreria!
I pomeriggi in cui ero sola, dopo aver fatto i compiti, prendevo un volume a caso della mitica enciclopedia illustrata Conoscere e mi mettevo a sfogliarla. Credo di averla imparata a memoria molto presto. Il volume XIV – ancora ricordo bene il numero – era il mio preferito, per la doppia pagina con le divinità dell’Olimpo.
Date queste premesse, si può facilmente comprendere come dalla consegna del libro di letture ad inizio anno scolastico delle elementari, fino alla lettura completa dello stesso passassero al massimo tre/quattro giorni. Il resto dell’anno era di una noia mortale: non si faceva che rileggere storie che già conoscevo!
Mettevo da parte i soldi della paghetta settimanale per andare in libreria ad accrescere la raccolta di fiabe, che ora sto passando a mia figlia, e giornalini.
Mentre fisso su carta questi ricordi mi sorge una preoccupazione. Spero che mi leggano tanti altri appassionati di lettura, altrimenti temo di essere scambiata per una maniaca compulsiva! Se ci siete – e sarete in tanti, ne sono certa – potrete capire come negli anni ho accumulato risultati immarcescenti di shopping-dipendenza da libreria, cercato di tenere un archivio per rintracciare all’occorrenza un volume in mezzo a tanti, prestato e inevitabilmente perse le tracce di alcuni degli amati cimeli…
Segue con la storia delle librerie (intese come scaffali contenitori)…

lunedì 24 ottobre 2011

Recensioni. IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE di Clara Sanchez

Perché non farlo prima? E perché iniziare proprio da questo libro?
Le domande si sono accavallate ancor prima di prendere forma.
Rimando al successivo post la storia della nascita della passione per la lettura e di come si sia evoluta nel tempo e nello spazio (e non sto scherzando…!).
Tempo fa ad un amico (leggi consigliere di lettore e-book) avevo detto di aver iniziato la lettura di questo volume. “Mi hanno detto che è un mattone” mi fa lui. Ho continuato a leggerlo – non mi lascio certo influenzare da commenti negativi, anzi mi incuriosiscono ulteriormente – e difatti ho qui pronta la mia smentita.



Sanchez-Profumo+foglie+di+limone.jpg


Certo è che se ci si aspetta un libro di azione si resterà sicuramente delusi. Ma è abbastanza improbabile visto che:
1.       Il titolo non può favorire questo equivoco (sulla scelta dei titoli da parte degli editori rimandato ad altro post…) poiché si rifa ad un filone di tutt’altro genere,
2.       Il fatto che l’autrice sia una donna e per giunta una psicologa non lascia intuire qualcosa…? Non per fare discriminazioni, da donna a donna, tanto è vero che nel mio prossimo romanzo una buona dose di azione c’è, lo assicuro!
L’unico motivo che può dare adito a questo fraintendimento è un argomento abbastanza insolito e ‘scottante’: che fine hanno fatto tanti dei nazisti che ordinarono ed eseguirono stragi e torture nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale?
Scopriremo che sopravvivono serenamente e impunemente, ormai mimetizzati nell’aspetto di innocui vecchietti, tanto da insinuarsi nel percorso di crescita di una ragazza di fronte a un bivio, che nel passaggio da un’adolescenza inquieta all’età adulta rischia di trasformarsi nella classica Cappuccetto Rosso nelle fauci dei tanti lupi di passaggio. Solo che il cacciatore di turno, pittoresco reduce di tanti abomini e incarnazione della vittima che diventa carnefice,  riesce a metterla in guardia prima della tragedia e la nostra ingenua eroina rischia di trasformarsi in una Amazzone/Mata Hari che potrebbe scomparire senza lasciare traccia oppure lasciare un segno indelebile, se non nella storia dell’umanità, almeno nella sua personale e in quella della sua discendenza…
Vi ho incuriosito abbastanza?
L’ho trovata una lettura interessante per i temi trattati, fa anche riflettere sulle  fasi della vita e su quanto possano divergere le apparenze dai contenuti (anche questo un tema sempre attuale), ai ruoli di vittima e carnefice che a volte si alternano fino a sovrapporsi, tocca anche il tema della vecchiaia e delle sue difficoltà sotto molti aspetti e anche della difficoltà nei rapporti intra-familiari.
Belli e ben delineati i personaggi, sia i buoni che i ‘cattivi’; i due principali sono Sandra, la protagonista in cui immedesimarsi immancabilmente  - almeno in parte -  dalle lettrici donne, e l’anziano e indomito Juliàn. Le vicende si svolgono in una località balneare di una Spagna insolitamente  tranquilla, almeno all’apparenza.

venerdì 23 settembre 2011

LOGO

Ed ecco il frutto di una nottata d'insonnia: il nuovo logo di carlApe.


C'è naturalmente un Ape laboriosa, con la sua testolina in cerca di idee, una penna per scriverle, una grande bolla che la circonda a mò di protezione e di riservatezza da cui fuoriesce - prodigio e meraviglia - una grande foglia che porta il frutto della sua scrittura.
Mancherebbe un piccolo calice di fiore come porta inchiostro ma sarebbe stato forse troppo, volevo ci fosse solo l'essenziale e l'Ape, unita agli elementi naturali che la circondano, esprime bene l'idea.

Era da tempo che quest'immagine si stava formando nella mia testa per uscire finalmente a vedere la luce. Avrebbe dovuto riassumere un po' tutto di quello che sono, manca in effetti di una certa vena d'ironia ma era impossibile riassumere davvero ogni elemento. Sono comunque soddisfatta del risultato e mi auguro che piaccia anche a voi.

lunedì 29 agosto 2011

Anteprima del mio volume 'Sinfonia in quattro note'

In occasione dell'uscita della mia prima raccolta di racconti dal titolo 'Sinfonia in quattro note', pubblico qui di seguito uno stralcio in anteprima. Per l'acquisto del libro cartaceo o pdf cliccare sull'icona della copertina, in cima alla colonna a destra dello schermo. Buona lettura!



Statistiche 

Quel giorno Roma si era svegliata sotto un invernale cielo piovoso. 
Dei 2.700.000 abitanti, almeno due terzi, tra lavoratori e pensionati, si erano svegliati di buon ora, e più della metà di loro guardando fuori dalla finestra si era intristito. 
A seguire si accendevano le luci di pigri, disoccupati e turnisti, non senza la stessa grigia sensazione dei precedenti. La metà aveva sbadigliato rimettendosi a letto, anche per pochi minuti. 
Un terzo di loro aveva acceso la televisione; un dodicesimo, composto da donne tra i venticinque e i quarantasei, aveva annullato lo shopping in programma; un decimo aveva deciso di dedicarsi alla sistemazione della casa; un quinto era uscito per portare fuori il cane – l’unico  felice sotto la pioggia – e tappandosi il naso al rientro. 
Metà della popolazione dei lavoratori aveva avuto preoccupazioni legate al traffico: automobilisti, mamme e fidanzate di motociclisti e scooteristi. Molte mogli, stranamente, no. 
Solo gli utenti della metropolitana, pensando alle strade più intasate del solito, si consolavano rispetto ai loro cugini di autobus. 
Io ero su uno di quegli autobus, con un libro aperto in mano, ma non riuscivo a leggere. Ero troppo presa a guardarmi intorno. 

La portiera Savina aveva cominciato le pulizie del condominio di buon ora, come sempre, soltanto un po’ più alterata del solito, imprecando contro il viavai che di lì a poco sarebbe cominciato, all’apertura dello studio medico. Fanghiglia, impronte, sgocciolamento di ombrelli. E lei lì a pulire. 
Samantha era uscita prendendo al volo lo zaino con i libri, e ora, cappuccio tirato sulla testa e cornetto già smozzicato in mano, cercava un varco tra le automobili che passavano, per poter attraversare la strada bagnata. Il boschetto del terrazzo del primo piano, incuneato tra due palazzi, si sentiva rinfrancato dall’acquerugiola piovasca. 
Un abete orientale di svariati metri, palmizi, tronchetti e flora mediterranea, gioivano all’unisono dell’inaspettata doccia, mentre la signora Marisa, dietro i vetri, si risparmiava la fatica di annaffiare. 
Il professor Dario Morselli, dell’Istituto tecnico industriale indirizzo informatica, in aula dalle 8.05 del mattino, stava pensando a qualche esempio calzante con la realtà per catturare l’attenzione degli allievi. 
‘Calcolo delle probabilità, statistica, ricerca operativa’ la sua materia. Non facile, ma che ci volete fare, a lui piacciono le cose difficili. 
Alle 6.35 si era alzato, dopo svariati squilli di sveglia – a volte anche uno come lui fatica ad alzarsi, soprattutto dopo aver fatto le ore piccole per vedere un film particolarissimo cominciato alle due di notte – e si era preparato di tutto punto. Come ogni mattina alle 7.25 era sceso in strada, aveva salutato Samantha, figlia dei suoi vicini di casa, e aveva preso il fido Maggiolone per raggiungere la scuola. Il parcheggio l’aveva trovato facilmente, aspettando l’uscita della solita Clio rossa guidata da una sessantenne platinata, che quella mattina aveva tardato solo quattro minuti. 
Durante l’attesa aveva visto passare la professoressa Boschi, come gli capitava spesso. Bella donna. Libera? Chissà. A volte pensava che un giorno o l’altro poteva anche trovare un pretesto per offrirle un caffè, ma poi rinunciava. 
Anna aveva iniziato la giornata portando fuori il cane che l’aveva svegliata, - subito prima della telefonata della madre, la signora Marisa del boschetto - , preparando la colazione per il figlio e senza sentire la mancanza dei suoi due ex mariti. Al contrario degli altri, la sua meteoropatia la induceva alla tranquillità. In giornate come 
queste si sentiva quasi felice. 
Era andata quindi al lavoro di buon umore - pur avendo incrociato una portiera Savina poco comunicativa e borbottante – e si era fermata a prendere un giornale da sfogliare nella pausa. Una rivista femminile, un lusso che si concedeva quando voleva coccolarsi. 
Le prime due ore erano volate. 
Poi, in Sala Professori aveva visto Morselli, con quella sua aria distinta e scanzonata allo stesso tempo. Dalla prima volta che l’aveva incontrato, quell’uomo le era subito piaciuto, ma poi non era riuscita a capire che tipo fosse. Aveva un’aria così scostante, a volte. 
Lei beveva un caffè sfogliando la rivista, aveva alzato gli occhi mentre lui entrava e i loro sguardi si erano incrociati. 
Un cenno di saluto, poi aveva riabbassato la testa sulla tazza e il fruscio del giornale. 
Fu sorpresa quando si accorse che lui le stava parlando. Era proprio davanti a lei. Guardandolo si rese conto che non erano mai stati così vicini. Aveva degli strani occhi grigi, molto profondi. 
- Come dice, scusi? Ero distratta… 
- Dicevo che avrei voluto offrirglielo io, un caffè. Sempre se le fa piacere. 
- Sì, certo… vorrà dire che sarà per il prossimo, va bene? – poi aggiunse subito – Ma, mi tolga una curiosità: non la vedo mai in compagnia, questo invito mi sorprende un po’… 
- Beh, le dirò che sorprende anche me: non l’avrei fatto in altre occasioni, ma poi ho pensato che oggi potrebbe essere una gran bella giornata. Sarà per via di questo tempo… 
I loro sorrisi si specchiarono all’unisono. In una bellissima giornata di pioggia.


venerdì 8 luglio 2011

Notturno

Sono le 3.30, circa. Notte.
Mi sveglio con un leggero fastidio allo stomaco. Niente dolori alla schiena o altri motivi da non poter dormire. Eppure il sonno svanisce.
Sento passare una macchina, mi affaccio alla finestra. Silenzio.
Questo è il rumore più bello di tutta la giornata: silenzio.
I rari momenti notturni che preferisco. Non mi capita spesso, ma quando soffro d'insonnia questi silenzi mi fanno compagnia, mi accompagna il respiro sommesso di tutti quelli che dormono dietro le finestre mute, delle case e delle cose ferme, come un racconto di fiaba che parli di un sonno magico.
Ogni tanto il rumore di un'automobile o di un motorino, vicini o in lontananza, tanto per non far credere di essere in un incubo di sopravvissuti. 
The day after. La strada.
No, niente incubi, è un vero piacere da gustare in silenzio, non accendere il televisore, tutt'al più il computer, godendosi l'assenza di movimenti, di rumori.

E poi più tardi, sul far dell'alba seguire le prime serrande che si alzano, il bar, il macellaio, il panettiere che dopo una notte di impasti si dà il cambio con i commessi.

E' meglio non pensare alla sonnolenza contro cui domani dovrò lottare; un caffè vero invece del solito decaffeinato e una notte di sonno continuato risolveranno tutto. Spero. 
Per ora sorseggio la mia camomilla e mi godo questi pochi momenti di relax.

Buonanotte.

domenica 26 giugno 2011

Sinfonia in quattro note

Completamente esordiente

Eh, sì, ho avuto già la soddisfazione di vedere pubblicati miei racconti e fiabe in diverse antologie, ma ora finalmente il primo volume tutto mio, autoprodotto e autopubblicato tramite lulu.com
qui si può acquistare 'Sinfonia in quattro note'

Ho già diffuso una prima stampa, il cui feedback è stato più che soddisfacente.
Ora, dopo l'ultima revisione, è disponibile per tutti!

Pochi minuti fa l'ultima fatica - metterlo nella vetrina Lulu - prima di andare in vacanza (domattina sveglia presto e aereo per le Canarie), una breve settimana ma di meritato riposo con la mia famiglia.

mercoledì 4 maggio 2011

Amara Lakhous, un punto di vista multietnico

Ho incontrato lo scrittore Amara Lakhous alla presentazione del suo “Divorzio all’islamica a viale Marconi” in una libreria di Roma.

Algerino, da 15 anni vive a Roma e da due è cittadino italiano e fiero di esserlo. Con un curriculum di tutto rispetto, - dalle lauree in filosofia e in antropologia culturale, all’esperienza pluriennale di mediatore culturale, giornalista e traduttore -  ha fatto tesoro delle sue origini e delle sue attitudini per condividere con noi osservazioni e riflessioni sul ruolo e la vita dell’immigrato, sull’Islam, la condizione della donna e il razzismo con il tono della commedia nera, in quanto “è ciò che più si avvicina al viscerale modo di sentire degli italiani e dei musulmani”. E il risultato è davvero apprezzabile, storie chef anno sentire il sapore di esistenze e problemi reali, ma venato di umorismo sottile e profondo.


da: Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio - edizioni e/o

p.70
Questa mattina Iqbal mi ha chiesto se conoscevo la differenza tra il tollerante e il razzista. Gli ho risposto che il razzista è in contrasto con gli altri perché non li crede al suo livello, mentre il tollerante tratta gli altri con rispetto. A quel punto si è avvicinato a me, per non farsi sentire da nessuno come se stesse per svelare un segreto, e mi ha sussurrato: <<Il razzista non sorride!>>.
Ho pensato tutto il giorno al razzista che rifiuta di sorridere e mi sono reso conto che Iqbal ha fatto un'importante scoperta. Il problema del razzista non è con gli altri ma con sé stesso. Direi di più: non sorride al prossimo perché non sa sorridere a sé stesso. E' proprio giusto quel proverbio arabo che dice: "Chi non ha non dà".

p.164
Vendo il pesce da anni e non trovo differenza tra la vita dei pesci e quella degli immigrati. Conosco un proverbio che gli italiani ripetono molto spesso: "L'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza". L'immigrato è un ospite né più né meno, e come il pesce si mangia fresco e poi si butta nella spazzatura quando perde il suo colore. Gli immigrati si dividono in due tipi: c'è il tipo fresco, che viene sfruttato in modo disumano nelle fabbriche del nord o nei terreni agricoli del sud, e c'è il tipo congelato, che riempie i frigoriferi e si consuma solo nei momenti d'emergenza.

martedì 3 maggio 2011

EBOOK GRATIS

Ovviamente, una volta che si è comprato (o ricevuto in regalo… J) un ebook-reader il passo successivo è avere materiale da leggere.
Se siete appassionati di best seller recenti potete acquistare da siti tipo lafeltrinelli, difficilmente troverete risorse gratuite (ci sono i diritti d’autore!), a meno che non abbiate qualcuno che ve li passi, oppure materiale scansionato di dubbia qualità (tipo lettere accentate mancanti o cambiate, bordi ombreggiati,…)
Di classici invece ne potete trovare tanti e di buona qualità, vi segnalo alcuni siti provati:

per argomenti specifici provate a cercare in rete con la voce dell’argomento + ‘ebook’ oppure ‘pdf’.
Può capitare di trovare anche siti con libri poco conosciuti o non abbastanza diffusi ma decisamente interessanti.
Ora che ho a disposizione classici in gran quantità sto finalmente leggendo testi che mi hanno sempre incuriosito ma non avevo ancora letto, avendo privilegiato a un certo punto scritture più recenti o tematiche. E devo dire che non mi dispiace affatto! Decisamente l’ebook ci porterà verso una cultura maggiore e più variegata…

venerdì 29 aprile 2011

EBOOK READER: LE NUOVE FRONTIERE DEL LEGGERE BENE

Era da tempo che mi interessava sapere qualcosa di più su questo nuovo ‘accessorio’: un altro gadget da aggiungere all’ultra tecnologia o uno strumento utile e versatile?
Grazie al consiglio di un collega che l’aveva già in uso, ho acquistato anch’io lo stesso modello pocket e da allora non me ne separo mai.
Il formato contenuto sta bene anche nella più piccola delle mie borse, senza nulla togliere alla facilità di lettura, dato che la grandezza dei caratteri è selezionabile a piacere. Girando ogni giorno sui mezzi pubblici posso permettermi di portarmi dietro anche un centinaio di testi, leggere l’ultimo selezionato o sceglierne un altro a piacimento dopo la fine del precedente o anche per un cambio di umore…
Inoltre, supportando formati .pub e .pdf, posso anche mettere in un file word notizie o testi raccolti in giro e salvarlo in .pdf per poi leggere con calma e in ogni momento tutto quello che mi interessa.
La batteria dura molto – mi hanno spiegato che il consumo è limitato al solo scorrimento delle pagine - , ma per ogni evenienza trova posto in borsa anche il cavetto, e all’occorrenza mi basta collegarlo al computer di casa o al lavoro per avere sempre piena autonomia.
E, dulcis in fundo, ho trovato anche un uso originale della copertina magnetica: sul retro metto i post-it con le cose più importanti o più urgenti da ricordare: ed ecco una mini-agenda!
Chi ha altri suggerimenti?

mercoledì 26 gennaio 2011

QUANDO NIENTE E' DATO PER SCONTATO

Hanno detto

Dal quotidiano free press City Roma di oggi, merc. 26/01/2011

 "Scrivo perché i giovani devono sapere che nascere femmina non è una disgrazia"

Yang Hongying

 

lunedì 10 gennaio 2011

Perchè gli scrittori scrivono?

http://www.facebook.com/notes/libri-mondadori/perche-gli-scrittori-scrivono/126236260777439


Perchè scrivo? Questa è la domanda che il quotidiano "la Repubblica" ha posto ad alcuni dei maggiori scrittori contemporanei. Voi come rispondereste? Ecco come hanno risposto due dei più grandi romanzieri degli ultimi decenni e il Premio Nobel per la Letteratura 2010...


La risposta di Andrea Camilleri
Scrivo perché è sempre meglio che scaricare casse al mercato centrale.
Scrivo perché non so fare altro.
Scrivo perché dopo posso dedicare i libri ai miei nipoti.
Scrivo perché così mi ricordo di tutte le persone che ho amato.
Scrivo perché mi piace raccontarmi storie.
Scrivo perché mi piace raccontare storie.
Scrivo perché alla fine posso prendermi la mia birra.

La risposta di Ken Follett
Quando mi sveglio la mattina la prima cosa che penso è di scrivere la prossima scena del mio libro. È quello che mi diverte di più. È fantastico dedicarsi a qualcosa che uno sa di fare bene. Mi diverto scrivendo, ma "divertirsi" è una parola che non dà del tutto l'idea. L'atto di scrivere mi appassiona. Coinvolge tutto il mio intelletto, le mie emozioni e comprende tutto quello che so del mondo e di come funziona l'essere umano. Tutto fa parte della sfida per accattivare i miei lettori. Il mio lavoro mi assorbe totalmente.

La risposta di Mario Vargas Llosa
Scrivo perché imparai a leggere da bambino e la lettura mi procurò tanto piacere, mi fece vivere esperienze
tanto entusiasmanti, trasformò la mia vita in una maniera così meravigliosa che credo che la mia vocazione letteraria fu una sorta di traspirazione, di derivazione da quella enorme felicità che mi dava la lettura.
In un certo modo, la scrittura è stata come il rovescio o il completamento indispensabile della lettura, che per me continua a essere la massima esperienza di arricchimento, quella che più mi aiuta ad affrontare qualsiasi tipo di avversità o fallimento. D'altra parte, scrivere, che all'inizio è un' attività che si mischia alla tua vita con le altre, con la pratica diventa il tuo modo di vivere, l'attività centrale, quella che organizza del tutto la tua vita.
La famosa frase di Flaubert che sempre cito: "Scrivere è un modo di vivere". Nel mio caso è stato esattamente così. È diventato il centro di tutto ciò che faccio al punto che non concepirei una vita senza la scrittura e, ovviamente, senza il suo complemento indispensabile, la lettura.


dai commenti:
"Ci sono vari gradi di pazzia, e più sei matto e più la tua pazzia risulterà evidente agli occhi degli altri. Per quasi tutta la vita ho nascosto la mia pazzia dentro di me, ma è qui, esiste. Per esempio, un tale, uomo o donna, mi sta parlando di una certa cosa; be’, quando inizia a rompermi l’anima con i soliti luoghi comuni, me lo immagino con la testa sul ceppo della ghigliottina, oppure dentro un enorme tegame, a friggere, e intanto mi guarda con occhi terrorizzati. Se queste fantasie si avverassero, molto probabilmente tenterei un salvataggio, ma mentre sono lì che mi parlano non posso fare a meno di immaginarmeli così. O, più pietosamente, li vedo allontanarsi di corsa in bicicletta. Il fatto è che ho dei problemi con gli esseri umani. Gli animali, li adoro. Non mentono mai, e di rado tentano di aggredirti. A volte fanno i furbi, ma questo è tollerabile. Non vi sembra?
Gran parte della mia vita da ragazzo e da adulto l’ho passata in piccole stanze, raggomitolato a guardare le pareti, le persiane rotte, i pomelli dei cassetti dei comò. Non ero indifferente alla femmina, e la desideravo, ma non così tanto da dannarmi per procurarmela. Mi piacevano i soldi, ma anche lì, come per la femmina, non volevo fare le cose necessarie per averli. Volevo appena quanto mi bastava per una stanza e qualcosa da bere. Bevevo da solo, generalmente a letto, con le cortine abbassate. A volte andavo nei bar per dare un’occhiata alla specie umana ma la specie restava sempre uguale - niente di straordinario, nella migliore delle ipotesi. In tutte le città setacciavo le biblioteche. Un libro dopo l’altro. Pochi mi dicevano qualcosa. Per lo più erano come polvere nella mia bocca, sabbia nella mia mente. Nessuno aveva niente a che vedere con me o con quel che provavo: dove mi trovavo - in nessun posto - che cosa facevo - niente - e cosa volevo - sempre niente. I libri del passato servivano soltanto a ingigantire il mistero di avere un nome e un corpo, di camminare, parlare, fare le cose. Nessuno sembrava corrispondere alla mia particolare pazzia.
In alcuni bar diventavo violento, ci furono risse di strada dalla maggior parte delle quali uscii pesto e sconfitto. Ma non lottavo contro nessuno in particolare, non ero inferocito, soltanto che non riuscivo a capire le persone, il loro modo di essere, di agire, di presentarsi. Entravo e uscivo di galera, venivo sfrattato dalle stanze. Dormivo sulle panchine dei parchi, nei cimiteri. Ero confuso, ma non ero infelice. Non ero cattivo. Solo che non riuscivo a ricavare niente da quello che avevo intorno. La mia violenza si contrapponeva all’evidenza del tranello, io gridavo e loro non capivano. E anche nelle risse più furibonde, guardavo il mio avversario e pensavo: perché è arrabbiato? Vuole uccidermi. Allora dovevo tirare pugni per liberarmi della bestia che avevo dentro. La gente non ha senso dell’umorismo, si prendono tutti così cazzutamente sul serio.
A un certo punto, e non so proprio da dove sia sbucata, mi è venuta l’idea che avrei dovuto diventare uno scrittore. Forse potevo scrivere le parole che non avevo letto, forse così facendo mi sarei scrollato dalla schiena quella tigre. Così ho iniziato ed è passato qualche decennio senza troppa fortuna. Adesso ero un matto scrittore. Altre camere, altre città. Sprofondai sempre più in basso. Una volta ad Atlanta mi stavo assiderando in una baracca di carta catramata, vivevo con un dollaro e un quarto a settimana. Né acqua corrente, né luce, né riscaldamento. Stavo seduto ad assiderarmi nella mia camicia da californiano. Un mattino trovai un mozzicone di matita e cominciai a scrivere poesie sui margini dei vecchi giornali sparsi sul pavimento.
Finalmente, a quarant’anni, pubblicarono il mio primo libro, una raccoltina di poesie: Il fiore, il pugno e il gemito bestiale. Era arrivato un pacco di libri con la posta; aprii il pacco e dentro c’erano i libriccini. Si rovesciarono sul pavimento, tutti quei libriccini, e io mi inginocchiai fra loro, ero in ginocchio e raccolsi una copia e la baciai. Questo trent’anni fa.
Scrivo ancora. Nei primi quattro mesi di quest’anno ho scritto duecentocinquanta poesie. Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le ho dato battaglia. E se fra voi c’è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va’ avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la miglior pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all’azzardo, e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti."
Charles Bukowsky

"ci si prova a farne a meno, con l'aiuto degli inderogabili e troppi impegni quotidiani... ma quando cominci ce l'hai nella tua testa, e anche se non hai il tempo di buttarlo giù, quel lavorio della creazione continua ad avanzare nella tua testa, a dilatarsi ed evolvere... finché un giorno la tua storia sarà completa. allora non potrai più fare a meno di scriverla"
Carla Pellegrini